Renzi, il cibo ed il vino
Purtroppo mi tocca essere d’accordo con la frase di Matteo Renzi quando dice che “…non siamo solo cibo e vino”. Non dovremmo esserlo, in realtà.
La frase intera, pronunciata durante l’inaugurazione dell’autostrada A35 Brebemi, è stata questa: “Dobbiamo smettere di fare di noi un racconto paradossale, del Paese solo del buon vino e del buon cibo”.
Non mi pare una frase offensiva o poco carina nei confronti di nessuno: dice solo che uno Stato moderno non può essere considerato solo per il suo cibo, il suo vino, i suoi panorami. Che poi la Bre.Be.Mi. sia una delle ennesime opere poco più che inutili è un altro paio di maniche.
Questo fatto però mi ha dato il gancio per un collegamento con altri due avvenimenti e per qualche considerazione finale.
Prima connessione: Web e Medioevo
Il primo è lo scambio di battute tra il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ed Eric Schmidt, CEO di Google. Durante un incontro pubblico tenutosi il 9 giugno per la visita di Schmidt in Italia, mister G ha evidenziato come in Italia la cultura informatica sia tenuta in scarsa considerazione rispetto agli USA; al che il Ministro ha ribattuto che ogni Paese ha la propria caratteristica e gli studenti italiani studiano storia medioevale. Aggiungendo poi che “… un ragazzo italiano ad esempio potrà andare negli USA ad insegnare storia medievale, ed uno americano potrà venire qui ad insegnare informatica”.
Giusta l’osservazione di Che Futuro!: e se lo studente italiano imparasse anche l’informatica, non sarebbe meglio? Primo esempio di networking: unire gli interessi.
Seconda connessione: Medioevo del Web
Ci mancavano certo le uscite fuor dalle righe della SIAE all’annuncio di Apple di aver aumentato i prezzi dei suoi dispositivi per rientrare della tassa sull’equo compenso, quella stessa che Franceschini (ancora lui) disse non essere una tassa, e che quindi non doveva essere fatta pagare ai consumatori.
A parte l’evidente contraddittorietà della cosa (l’IVA è una tassa, ma la pago io sul prezzo del prodotto che acquisto), la cosa più divertente l’ha detta la SIAE, quando afferma che si metteranno direttamente loro a vendere i device della mela. Vedremo presto i SIAE store? E che dire di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera quando minaccia di inasprire i meccanismi della WebTax (che non è entrata in vigore quest’anno ma che potrebbe essere riproposta il prossimo)? Se non è Medioevo questo, non so cosa lo sia.
Mancanza di Rete
Direte, la parola vino l’abbiamo letta solo all’inizio dell’articolo. Che c’entra tutto questo?
Pazientate, non ho finito.
Una ricerca di Idealo.it mostra che in Italia i negozi che possiedono un sito ottimizzato per i dispositivi mobile, o ancor meglio una applicazione da usare su smartphone e tablet, sono solo il 50%, contro l’86% della Gran Bretagna ed il 74% della Spagna, che ha subito i contraccolpi della crisi più di noi.
Dall’altro lato, la vendita online in Italia è aumentata a dismisura, passando dai 4,1 miliardi di € del 2006 agli oltre 11 miliardi del 2013 (fonte Osservatori.net). Le potenzialità dunque ci sono, e sono enormi. Scontiamo però, oltre a scarsa educazione informatica, anche una cronica assenza di infrastrutture tecnologiche. I famosi soldi per la banda larga sono stati utilizzati per altre cose.
Fare rete con la Rete
Bene, dopo questa lunga premessa, cerchiamo di passare alle conclusioni.
L’Italia non è solo il Paese del buon vino e del buon cibo: questo significa che non possiamo essere un Paese di soli sommelier e guide turistiche. Però potremmo essere un paese di sommelier e guide turistiche tecnologiche. Ad esempio consentendo di ordinare direttamente da casa la bottiglia preferita al ristorante, o di chiedere all’enoteca di mettere in fresco quelle bollicine appena arrivate perché tra mezz’ora si passa per un assaggio e pagare direttamente online, così da mettere al riparo l’enoteca da mancate vendite.
Sarebbe bello ad esempio avere una app che mi consenta, entrando in un museo, di usare tecnologia di Realtà Aumentata, di ricevere informazioni sul mio smartphone grazie ad un RFID. O invogliare gli alberghi ad offrire una connessione wi-fi gratuita per i propri clienti, offrendo l’assaggio di un calice di vino della denominazione locale ed una password per gli acquisti privilegiati nel negozio enogastronomico più vicino dove ci si registra con l’app dedicata. Si compra nello shop online usando il wi-fi dell’albergo, e la consegna avviene direttamente in camera.
Queste sono solo un paio di idee che mi son venute qui e buttate giù in dieci secondi; certo che se ci fossero sommelier, camerieri, cuochi, direttori di alberghi, enotecari, responsabili degli enti turistici, più a proprio agio con la tecnologia, idee mille volte migliori di queste ne verrebbero fuori a valanghe.
Invece cosa si fa? Si aumenta una tassa (si, de jure non lo è, ma de facto si) proprio sui dispositivi mobile, ossia dai device da dove arriva un terzo del traffico web; da dove, grazie alle applicazioni di geolocalizzazione tipo Foursquare (ora Swarm) o Google Now possiamo sapere se vicino a noi c’è un ristorante che vende pesce o un negozio dove comprare delle scarpe. Già, i negozi. Molti commercianti di abbigliamento e di scarpe, si lamentano che i clienti entrano, provano un paio di capi, poi escono e li vanno ad acquistare online dove li trovano al 10% in meno.
Invece di lamentarsi, potrebbero offrire ai propri clienti un codice per uno sconto se acquistano nel loro negozio online, offrendo ad esempio il ritiro presso il negozio reale per risparmiare le spese di consegna. E’ una cosa che in Inghilterra funziona già da tempo (in genere i negozi online aprono dopo le 18, ossia dopo la chiusura del negozio su strada). Su Seidigitale.com ci sono due o tre articoli che vi suggerisco, nella sezione News.
Anche il famoso studente di Storia Medioevale di Franceschini, invece di andare negli USA ad insegnare potrebbe restare qui e, insieme ad un team di altri professionisti, realizzare una ricostruzione di fatti storici locali, mostrando i luoghi com’erano nell’anno 1000 e come sono oggi nel Terzo Millennio. Ideare, Progettare, Coinvolgere; in una parola, costruire una Rete.
Tra cielo e terra, il vino è il link tra Web e Medioevo
Mi rendo ancora conto che il vino ed il cibo ci sono entrati solo di striscio, in questo post.
Ma proprio per dimostrare che anche il vino può fare da traino dello sviluppo dell’Italia, non solo con il proliferare di Strade del Vino costellate di agriturismi, molti tra i produttori ed i commercianti più attenti a quel che accade nel mondo del Web potrebbero iniziare a dare una sterzata tecnologica al loro business, che è quello di produrre il vino per venderlo, di avere bottiglie sullo scaffale per venderle.
Insieme a cibo e vino, a panorami e monumenti, il turista vuole anche servizi.
Sarebbe bello se il mondo del cibo e del vino, costruendo una rete tra i produttori e gli enti turistici, i musei della propria zona, gli alberghi, le compagnie di pullman turistici, sfruttando le enormi potenzialità della Rete, potesse essere considerato come il comparto di traino per lo sviluppo (anche) tecnologico dell’Italia.
Sarebbe davvero uno sviluppo che nascerebbe dalle nostre radici.